IL PICCOLO 11 APRILE 2020
TRIESTE. Dicebamus hesterna die: purtroppo devo tener conto della contrazione dei 1000 caratteri.
Sliding doors; se fosse vivo mio nonno mi direbbe di farmi forza. Tutto il pezzo di ieri nasceva da qui e da qui riparto. E tutto il pezzo nasceva da una considerazione sulla “fraternità discreta” che nasce secondo me da una giusta considerazione della forza e non dall’aggressività. E’ in uno scritto uno psicanalista francese usa proprio questa espressione, nell’ultima frase di un testo che tratta “l’aggressività in psicanalisi”: “faternità discreta”. Tutto nasce da una confusione che facciamo nel mondo di oggi. Confondiamo continuamente la forza con l’aggressività.
Ebbene l’aggressività è una sorta di degradazione, che scagliamo verso gli altri: è più una dimostrazione di debolezza in fin dei conti. L’aggressività ci mette in fondo alla mercé dell’altro in una relazione che ci degrada. Siamo servi e non più padroni di noi stessi, e manifestiamo tutta la nostra insufficienza impostando una specie di balorda competitività immaginaria con i nostri terrori notturni,. Ebbene l’aggressività ci isola nell’illusione di essere più forti e invece siamo solo più soli. Farci forza invece ci pone in un processo di approfondimento di noi, non so se può usare il termine approfondimento di noi, un radicare le nostre scelte eradicando le nostre paure e le notre ansie. Quello che troviamo negli altri alla fine se facciamo questo non è un altro da sconfiggere a cui dobbiamo dimostrare di essere i più forti, ma troviamo quella fraternità discreta che ci permette di farci forti tutti assieme.
Alessio Pellegrini