Quando a causa dell’anoressia il peso scende sotto livelli d’allarme, l’amministratore di sostegno può chiedere ai sanitari un intervento alimentare integrativo – Trib. Roma 6/12/2010
Il giudice tutelare presso il Tribunale di Roma ha affrontato il delicato caso di una ragazza sofferente di anoressia nervosa, arrivata a pesare 39 kg; la stessa interessata, insieme alla sorella e ai genitori, hanno proposto ricorso per la nomina di un amministratore di sostegno.
Come si legge nel testo del provvedimento, la ragazza malata mostrava, da un lato, segni di lucidità, ma dall’altro, i sintomi propri della malattia, come quello di negarne l’esistenza e di acquistare continuamente prodotti come diuretici, integratori e pillole dimagranti che ne aggravavano il decorso.
Con il provvedimento in esame, che si diffonde nel preliminare ed ampio richiamo di principi fondamentali in materia di autodeterminazione in ordine alle scelte sanitarie, il giudice tutelare accoglie l’esigenza di aiutare la ragazza a formulare il proprio consenso per il ricovero all’interno di un centro specializzato per i disturbi dell’alimentazione; a tal fine prevede per l’amministratore di sostegno il dovere di sostenere e persuadere la beneficiaria al ricovero in un centro specializzato e il potere di richiedere l’intervento dell’autorità sanitaria per un trattamento nutrizionale integrativo quando il peso dovesse calare sotto la soglia di rischio-vita, interdicendole, nel frattempo, l’acquisto di medicinali nocivi per la sua salute.