IL PICCOLO 18 APRILE 2020
TRIESTE. Dicebamus hesternae diae. Le suggestioni sull’eterno presente sono innumerevoli. Le mille fotografie che ci facevamo per immortalarci in un eterno qui ed ora.
Un presente che però doveva essere perfetto, costruito a puntino; adesso il presente invece è fatto di pigiami, felpe e se va bene scarpe da ginnastica, con cappelli arruffati e tenuta di stile Fantozzi.
Alla fine saranno i divani e i letti a buttarci fuori di casa. Vuoto a perdere. Si è aperto un “adesso” fatto di autentica attesa, di vuoto appunto, forse con un pizzico di speranza.
Volevo ricostruire le fasi di una ipotetica crisi, ma qualcosa del genere in tempi recenti non è mai accaduto su una scala così ampia quindi c’è poco da cercare.
Certo la prima fase è di allegria: finalmente posso fare quello che voglio. Il che in molti casi, si tratta semplicemente nel non fare niente tutto il santo giorno e buonanotte ai suonatori.
La seconda fase è quella dell’inizio di realizzazione: primi malesseri. Poi c’è la fase della ricerca di fare qualcosa per riempire il vuoto.
Infine ecco l’ultima tappa: quella dell’accettazione e di una specie di venire a patti con la nuova condizione. poi ognuno per fortuna riesce a riempire questi momenti di vita con la propria esistenza. Alla fin fine non ci resta che dare un senso soggettivo a questo periodo. To be continued.-